Uno scritto che ha ispirato i dittatori del ‘900 e ispira i dittatori e i per
sonaggi politici manipolatori dei nostri tempi!
Gustave Le Bon, con la sua opera “Psicologia del le Folle”, ha lasciato un’impronta indelebile nel campo della psicologia sociale e della filosofia. Pubblicato per la prima volta nel 1895, questo testo è diventato un punto di riferimento per chiunque desideri esplorare le dinamiche complesse che governano il comportamento collettivo.
La profondità di “Psicologia delle Folle” risiede nella sua capacità di trascendere il tempo. Le Bon esamina con acume le caratteristiche delle folle, delineando come queste possano essere guidate da impulsi emotivi piuttosto che dalla razionalità. La sua analisi si estende alle credenze e opinioni delle masse, evidenziando la loro variabilità e la facilità con cui possono essere influenzate da figure carismatiche.
Il libro è strutturato in tre parti principali. Nella prima, Le Bon si concentra sulle caratteristiche generali delle folle, esplorando la loro psicologia e i meccanismi attraverso i quali si formano le opinioni collettive. La seconda parte si addentra nelle opinioni e credenze delle folle, mentre la terza classifica le folle in omogenee ed eterogenee, approfondendo concetti come civiltà, razza, setta, classe e casta.
Le Bon non si limita a una mera descrizione; egli offre anche una critica penetrante delle folle, ritenendole responsabili di atti di grande eroismo quanto di terribili atrocità. La sua visione è ambivalente: da un lato, le folle possono essere fonte di progresso e cambiamento, dall’altro possono portare alla distruzione e alla decadenza.
La rilevanza di “Psicologia delle Folle” si estende ben oltre il contesto storico in cui è stata scritta. Le Bon anticipa concetti che oggi troviamo nella psicologia moderna, come l’inconscio collettivo e il fenomeno della suggestione. La sua opera è stata studiata da figure storiche come Hitler, Mussolini e Stalin, che hanno utilizzato le tecniche di persuasione e assoggettamento delle folle descritte da Le Bon per i loro scopi politici.
Un’opera che continua a stimolare riflessioni profonde sulla natura umana e sul potere delle masse. La sua lettura è essenziale per chiunque sia interessato a comprendere le forze psicologiche che muovono le società e a riflettere sulle implicazioni etiche e morali che ne derivano.
Gustave Le Bon (1841-1931) è stato uno psicologo e sociologo francese noto principalmente per il suo lavoro sulla psicologia delle folle. Nacque a Nogent-le-Rotrou, in Francia, e studiò ingegneria, fisica e chimica prima di dedicarsi alla psicologia. Le Bon è considerato il fondatore della psicologia delle masse. Fu il primo a studiare scientificamente il comportamento delle folle, entrate allora prepotentemente tra gli attori della storia con gli sviluppi dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, cercando di identificarne i caratteri peculiari e proponendo tecniche volte a guidarle e controllarle. Applicando un paradigma di studio scientifico derivato dall’approccio clinico, Le Bon utilizza i concetti di contagio e suggestione per spiegare i meccanismi della folla che portano all’emergere dell’emotività dall’istintualità e dall’inconscio, altrimenti repressi negli individui dal controllo sociale.
Studiò medicina e viaggiò in Europa, Asia e Nord Africa dal 1860 al 1880, scrivendo di archeologia e antropologia. Pubblicò il primo successo editoriale nel 1894 con “Les Lois psychologiques de l’évolution des peuples”. Successivamente, nel 1895, scrisse “La psychologie des foules” (Psicologia delle folle). Nel 1902, Le Bon iniziò ad organizzare “Les déjeuners du mercredi”, invitando a parlare di argomenti vari personaggi del calibro di Henri Poincaré, Raymond Poincaré, Paul Valéry e Henri Bergson.
Inoltre, Le Bon si interessò anche di pedagogia e di filosofia della storia. La sua influenza nella comprensione del comportamento collettivo e delle dinamiche delle folle ha avuto un impatto duraturo sulla psicologia e sulla sociologia. La sua opera continua a essere studiata e discussa in ambito accademico.